Interviste

12° Intervista al M° Giuseppe Perlati

KARATE DO LUG/AG/SETT 2009 NR 16

Non rispondo ad una domanda specifica ma alle numerose richieste che mi vengono fatte da più parti e che riguardano la JKA Italia ed il rapporto con la FIKTA, l’ISI e fra i praticanti, maestri compresi.

La questione ha tre aspetti: uno politico/organizzativo, uno tecnico ed infine un risvolto di riconoscenza e, quindi, etico/affettivo.

Dal punto di vista politico/organizzativo la JKA Italia rappresenta nel nostro Paese la JKA World Federation (JKA WF) di Tokyo. Ciò è molto importante in quanto la JKA WF è riconosciuta in Giappone dalla FAJKO (Federation All Japan Karate Do Organization) ed è membro della WKF, federazione mondiale riconosciuta dal CIO.

Olimpiadi a parte, che seguono un iter che richiederà anni per un improbabile inserimento nei giochi, l’appartenenza della JKA Italia ad un contesto ufficiale, oltre ad impedire l’ingresso ad altre Organizzazioni, rappresenta una opportunità per i nostri praticanti: i “nostri” praticanti perché, salvo casi eccezionali, i tesserati della JKA Italia devono essere tutti anche tesserati alla FIKTA e, possibilmente, anche all’ISI.

E’ in questo contesto che sono da considerarsi gli esami di Dan, di Qualifica e di Ufficiali di Gara della JKA Italia.

Detto ciò è molto importante tenere presente che l’acquisizione di gradi o di qualifiche JKA WF non deve essere considerato un privilegio del quale vantarsi ma una opportunità che si presenta in quanto tesserati FIKTA e JKA Italia.

Occorre tenere ben presente che l’Organizzazione che permette ai praticanti di Karate Tradizionale diverse opportunità è la FIKTA, pertanto, la FIKTA deve essere tutelata sotto ogni aspetto.

La FIKTA è una Associazione di Società Sportive (A.S.D.) quindi il nucleo portante sono le Società stesse con i loro maestri e praticanti.

Bisogna avere il massimo rispetto nei confronti dei maestri i quali, pur condividendo la linea federale, hanno delle peculiari differenze tra di loro che sono naturali essendo la rappresentazione della loro personalità.

Qualcuno è più indirizzato ai bambini, qualcuno agli agonisti, altri agli amatori e così via, pertanto occorre rispettare le scelte dei maestri e tutelare il loro lavoro che è ricco di soddisfazioni ma anche molto impegnativo: tutti sanno che non è facile portare un allievo da cintura bianca a cintura nera 1° Dan e oltre.

Ci sono vari modi di rispettare i maestri ma uno in particolare è facile da attuare ed è determinante per i rapporti all’interno della Federazione: “non parlare mai con gli allievi ma esclusivamente con il loro maestro”.

Suggerimenti, proposte, indicazioni agli allievi di altri per fare proselitismo, terminando con ipocrisie del tipo “parlane con il tuo maestro”, sono assolutamente da evitare perché creano un conflitto allievo-maestro che è un virus deleterio per una Organizzazione e sconvolgere gli equilibri interni.

Se si è convinti che ciò che si propone è positivo occorre fare opera di convincimento direttamente ai maestri i quali potranno scegliere liberamente senza che ciò comporti l’inserimento o l’esclusione da un progetto che deve essere unitario e non settario. Il Maestro Naito ripete sempre che prima viene la FIKTA e poi l’ISI ed infine la JKA Italia: tutti devono seguire queste indicazioni.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, premesso che ritengo il Karate Shotokan insegnato dal M° Shirai il meglio che oggi viene proposto e che tutti, compresa la JKA WF, dovrebbero sperare in un suo autorevole intervento, ciò che viene divulgato dalla JKA WF è la continuità storica del Karate che abbiamo iniziato a praticare nel 1965, con l’arrivo in Italia del Maestro Shirai.

Ben vengono aggiornamenti, codificazioni, regolamentazioni, eccetera, senza però dimenticare che il Karate è un mezzo e non un fine, pertanto, il fatto di conoscere alcuni particolari che altri non conoscono non significa che si sono interiorizzati meglio i “principi” del Karate Do ma solamente che si è aggiornati su una gestualità anziché un’ altra, importante ma non determinante.

Sempre per fare proselitismo assisto, mio malgrado, a discussioni, da parte di praticanti che ne sanno molto poco, su dove sta andando il mondo del karate. Nonostante tanti anni di esperienza non mi sento in grado di esprimermi su dove va il mondo del karate. A me basta sapere dove vado io, dove stanno andando la mia famiglia, i miei allievi e la famiglia della FIKTA: è già un compito difficile! Ampliare il discorso sul mondo fa correre il rischio di cadere nel delirio di onnipotenza.

Certamente occorre sempre praticare ed insegnare seguendo la strada indicata senza anticipare i tempi e considerando l’età, l’attitudine, l’interesse, le aspettative degli allievi, tenendo presente che cambiano continuamente, come cambia la vita.

Infine ma non meno importante è il debito di riconoscenza che tutti noi dobbiamo alla JKA WF senza la quale tutto il lavoro che abbiamo fatto per tanti anni non sarebbe stato possibile.

Il Monaco Koso, in uno dei suoi autorevoli interventi, ha richiamato l’attenzione di tutti noi sul principio di non dimenticare mai da dove veniamo e chi ci ha dato la possibilità di essere ciò che siamo.

Su questo numero troverete una splendida intervista al Maestro Shirai che termina ringraziando tutti ma in particolare i suoi genitori e la sua famiglia.