Interviste

2° Intervista al M° Giuseppe Perlati

di Alberto Di Gabriele

KARATE-DO nr. 6/07

Parlando di FIKTA si dice che la Federazione è TECNICA e non POLITICA. Questo è solo un bene per gli associati o può essere anche un limite? Può esprimere il Suo parere in merito?

Se fosse così sarebbe sicuramente un limite, però voglio fare alcune considerazioni.
Innanzi tutto occorre chiarire cosa si intende per “politica”.
Ogni atto, ogni decisione, ogni scelta che compiamo durante la giornata è “politica” perché influenza la nostra vita privata e, in modo maggiore o minore, il mondo esterno al nostro privato.
Quando decidiamo un acquisto, quando scegliamo uno spettacolo, quando optiamo per una scuola per un figlio, quando decidiamo di praticare Karate, quando decidiamo di uscire da una Federazione per fondarne un’altra, sempre, ogni volta, compiamo un atto “politico”.
Se si intende per “politico” solo ciò che riguarda i partiti commettiamo un errore ma non è il nostro caso.
Se intendiamo per “politica” i rapporti con le altre Organizzazioni o con le Istituzioni allora devo sottolineare che abbiamo instaurato e manteniamo ottimi rapporti con diversi Enti di Promozione, con le Federazioni che riteniamo più serie, con diverse Università e con numerosi Enti Locali, Comuni, Province e Regioni.
Alte Cariche dello Stato ci conoscono e ci hanno spesso rivolto espressioni di apprezzamento per ciò che stiamo facendo.
Anche la scelta di essere positivi e di non porci mai in posizioni critiche o antagoniste nei confronti degli altri o di presentarci come i “migliori”, è una scelta “politica”.
Non è facile essere “politico” e mantenere fede ai propri ideali; lo vediamo ogni giorno nei partiti perché un politico pensa al consenso nelle elezioni prossime, uno statista pensa alle generazioni future ma, attenzione, anche uno statista senza consenso non può fare nulla.
Nel nostro caso la “politica” è: amici con tutti ma nessun compromesso (per quanto possibile) perché così ci insegna l’Arte Marziale ed il Budo.
In genere noi possiamo fare molto poco per le scelte della politica dei partiti però possiamo fare molto per quello che ci riguarda direttamente e, almeno in questo ambito, vogliamo essere liberi di scegliere.
Se siamo considerati solo tecnici pazienza.
Siamo onesti, coerenti e abbiamo una dignità ed un onore da difendere.
Sicuramente tutto ciò ci è riconosciuto ma anche se così non fosse avremmo sempre ottenuto una delle cose più importanti: essere in pace con noi stessi.

Voglio provocarLa: mi esprime il Suo parere per i pregi ed i difetti, non prettamente tecnici, della FIKTA?

Non mi sento tanto di parlare dei pregi della FIKTA perché preferisco che ciò venga fatto dai tesserati.
Posso solo dire che cerchiamo di operare con serietà, severità, amore e che abbiamo un obiettivo chiaro: praticare e diffondere il Karate-do ed i suoi principi. Per quanto riguarda i difetti purtroppo sono tanti anche se non diffusi.
Innanzitutto il senso di “appartenenza”.
Abbiamo dato per scontato che a cascata, dal M° Shirai ai suoi allievi, sarebbero stati automaticamente trasmessi e recepiti dei concetti e dei principi basilari ed invece così non è sempre stato; ho notato che spesso non c’è stata questa trasmissione da maestro ad allievo, creando dei vuoti e delle incomprensioni.
Stiamo comunque cercando di recuperare per far si che, dal vertice alla base, non si affievolisca quel “fuoco dell’anima” che ci ha sempre animato.
I maestri e gli istruttori devono capire che è importantissimo far capire ai loro allievi quali sono le origini del Karate, la storia del Karate in Italia, lo scopo della FIKTA, perché tutti i praticanti interiorizzino quel senso di appartenenza che rende un’ Organizzazione forte e stabile, in caso contrario non avrebbe senso l’esistenza dell’Organizzazione stessa.
Se un praticante ha l’immagine della Federazione come di un entità astratta, che non gli appartiene, anziché di una famiglia che opera per il suo bene e nel suo interesse, che è la “sua” famiglia, tutto il lavoro che stiamo facendo si perderà perché collocato sulla sabbia e non su una roccia di granito.
Il M° Shirai, per oltre 40 anni, senza parlare tanto, ci ha fatto capire quello che dobbiamo fare, come lo dobbiamo fare e si aspetta da noi che sia fatto.
Un altro difetto, che in parte è legato al primo è, a volte, l’anteporre il proprio interesse all’interesse collettivo.
La pratica del Karate, per propria natura, fa sì che si formino dei gruppi, dei castelli, dei feudi.
Ciò è naturale ed è anche un bene perché ogni maestro cerca di rendere più forti i propri allievi ed in questo modo i gruppi si consolidano anche per un sano confronto fra di loro.
Se però si perde di vista il principio delle sinergie e che l’ “unione fa la forza”, ci si disperde in tanti piccoli rigagnoli anziché formare un potente fiume.
In questo modo il sano confronto diventa una concorrenza che non porta da nessuna parte, A volte chi riceve degli incarichi dalla Federazione, anziché esserne orgoglioso e operare per il bene di tutti, ne fa un mezzo di potere, anteponendo i propri interessi e quelli del gruppo dimenticando che è solo grazie alla Federazione se ha quella posizione.
Terzo difetto è la ricerca del collegamento diretto col M° Shirai senza rispettare i ruoli intermedi, come se questo collegamento lo ponesse in una posizione di privilegio rispetto agli altri.
Ora, a parte il fatto che si dimostra una immaturità che ad una certa età dovrebbe essere superata, ognuno di noi deve comprendere che il valore del suo grado (Dan), del suo livello in un’ Organizzazione, dipendono da quanto rispetta il grado ed il livello a lui superiore perché cosi dovrà fare, nei suoi confronti, anche chi ha un grado od un livello inferiore.
Se ciò non avviene và tutto in fumo e nessun grado o livello avrà più valore se non nella sfera personale.
Perché un 3° Dan dovrebbe rispettare un 4° Dan se il 4° Dan non rispetta il 5° Dan?
Perché un arbitro dovrebbe essere rispettato da un atleta se lo stesso arbitro non rispetta un membro della Commissione Arbitri?
Perché un Consigliere Federale dovrebbe essere rispettato se egli stesso non rispetta il Presidente Federale?
Sarebbe tutto relativo e legato alle proprie opinioni personali ma in contrasto con i principi di una Federazione alla quale lui stesso appartiene.
Non vorrei essere frainteso.
E’ ovvio che il M° Shirai viene prima di tutti e che ognuno è libero di fare le proprie scelte.
Credo però che sarebbe opportuno rivolgersi al Maestro solo in ultima istanza, quando non siamo stati in grado di risolvere un problema o di prendere una decisione: sono convinto che il Maestro stesso si aspetti da noi questa maturità.
Adesso mi fermo perché non voglio dare la sensazione che le cose siano particolarmente gravi.
La stragrande maggioranza dei tecnici e dei praticanti questi concetti li ha interiorizzati ma, visto che cerchiamo di migliorare ogni giorno, questa mia risposta può essere motivo di riflessione per tutti.
Altri difetti alla prossima puntata invitando i lettori a segnalarmeli.

Gentile Maestro, ho partecipato al 4° Simposio a Milano e sono rimasto perplesso per alcune affermazioni del Maestro Balzarro. Può esprimermi il Suo parere?

Sono rimasto anch’io molto sorpreso per alcune cose dette dal Maestro Balzarro, che considero un amico al di là del Karate, causa di lunghe discussioni in quanto ci ha visto quasi sempre su posizioni opposte.
Ad esempio, un’affermazione che non condivido, sia nel metodo che nel merito, è il livello attuale dei “dan” che, a sentire lui, sarebbero diventati un proforma, concessi più per anzianità che per merito, in tutte le Federazioni.
Al simposio mi erano venute spontanee tre osservazioni che non ho fatto per non innescare una sterile polemica.
Innanzi tutto, in un contesto scientifico, mi sarei aspettato una ricerca storica sui “dan”, come sono nati, come si sono modificati e come sono oggi, accompagnato da una puntuale indicazione di come, a suo parere, dopo anni di studio, deve essere un 1° dan, un 2° dan e così via fino al 10° dan, sia tecnicamente che come maturità individuale, tenendo presente comunque che si sarebbe trattato di una sua proposta perché il livello dei dan, da sempre, li stabilisce la scuola di stile.
A quel punto ognuno avrebbe potuto riconoscersi o meno nei parametri indicati e si sarebbe aperto un confronto costruttivo per tutti.
Se intendeva entrare nel merito delle singole Federazioni avrebbe dovuto portare dei dati statistici e non enunciare solo opinioni personali, più adatte ad una conversazione amichevole che ad un contesto scientifico.
Infatti, in secondo luogo, negli ultimi 17 anni, il Maestro Balzarro non ha mai partecipato ad alcuna commissione d’esame della FIKTA pertanto non può conoscerne il livello.
Per ultimo, conoscendo la serietà del Maestro Shirai e degli altri esaminatori, avrei fatto notare che persino il Presidente Federale è stato rimandato per ben 2 volte all’esame per 5° dan e che il livello massimo della FIKTA è il 7° dan, se si escludono i Maestri Shirai e Naito rispettivamente 9° e 8° dan.
Gentile Alberto non avere perplessità, la presenza dei Maestri Shirai e Naito, come quella degli Shihan, garantisce una competenza invidiata da molti ed il livello dei “dan”, nella FIKTA, è sicuramente buono e, per qualche tesserato, addirittura ottimo, come è naturale che sia.
Voglio approfittare dell’occasione per invitare i Tecnici, ed in particolare i Maestri di grado alto, alla partecipazione attiva al Simposio, non solo con la presenza ma anche con la presentazione di lavori, partecipazione che sino ad ora è stata piuttosto scarsa.
So benissimo che tutti noi preferiamo praticare piuttosto che parlare ed è giusto che sia così. Però quando la Federazione organizza un evento si pone un obiettivo e prima di rifiutare l’invito sarebbe opportuno almeno informarsi su quali sono gli scopi che la FIKTA si è posta (e qui ritorna in evidenza il senso di appartenenza).
Probabilmente non è stato presentato nel modo giusto e non si è fatto comprendere l’importanza del Convegno: cercheremo di fare meglio per l’edizione del 2009.