Interviste

6° Intervista al M° Giuseppe Perlati

KARATE-DO nr. 10/08

Oss Maestro,
mi chiamo Andrea e da Settembre di quest’anno ho iniziato a praticare Karate stile shotokan, fin dalla prima lezione ho avuto interesse e molto entusiasmo nell’imparare e nell’apprendere; questa disciplina mi piace molto, ammiro e stimo molto Voi maestri per l’impegno, la passione e la costanza che avete.
Anche quando sono a casa mi esercito a ripassare i kata e tutte le posizioni e parate. Mi potrebbe dare dei consigli e delle indicazioni per apprendere bene e fare di me un bravo karateka?
È vero che il Karate si pratica tutta la vita? (io sono convinto di si)
Con tanto impegno possono farcela tutti?
Grazie Maestro Oss!!!
Vercelli Andrea

Caro Andrea,
innanzi tutto mi congratulo con te per la scelta che hai fatto.
Dal tono della tua mail mi sembra di capire che sei giovane ed oggi per un giovane avvicinarsi ad una disciplina molto impegnativa come il Karate tradizionale è difficile, abituato, non per colpa sua, ad essere superficiale ed a richiedere risultati immediati.
La “passione”! Spesso manca proprio la passione.
Tante sono le cose che facciamo e tutte vengono provate per un po’, senza approfondirle, perché manca la passione per una, o per poche, cose.
La vera passione, che è la molla che rende possibile la realizzazione dei desideri, coinvolge tutto noi stessi e ci da la possibilità di superare tutte le difficoltà che si incontrano lungo il cammino della vita.
Senza la passione, senza profondi desideri, la vita è monotona e piatta.
Anche il corpo ha bisogno di passione.
La vita non è acqua stagnante ma un fiume che scorre: un momento è turbolento come le rapide, un momento è tumultuoso e pericoloso come una cascata, un momento placido e dolce quando il letto del fiume è largo. Alla sorgente è minuscolo ma con tutta la sua forza vuole raggiungere il mare dove tutte le acque si incontrano a formare un tutt’uno.
Così è la vita! Ed i fortunati che riescono ad arrivare al mare capiscono che siamo un tutt’uno, che ognuno di noi è parte del “tutto”, che siamo individui unici, liberi ma che facciamo parte di un insieme meraviglioso.
Il Karate tradizionale è uno dei mezzi preziosi che i Maestri ci hanno trasmesso per giungere al mare.
Per questo il Karate si pratica tutta la vita!
Non solo. Il Karate si pratica “durante” tutta la vita, in ogni momento.
Anche mentre ti scrivo sto praticando Karate perché cerco di farlo tenendo presente il Dojokun e quindi cerco di essere sincero, di migliorare, di essere costante, di avere rispetto, di mantenere l’autocontrollo.
Mi chiedi se tutti possono farcela. Si! Se c’è la passione tutti possono farcela.
L’unico consiglio che mi sento di darti è di seguire il tuo maestro con sincerità, disponibilità e di mantenere sempre questo atteggiamento di “principiante”: mantieni lo spirito di principiante tutta la vita senza mai credere di essere “arrivato” in questo modo scoprirai di essere arrivato senza saperlo.
Oss!!!

Gentile Maestro,
mi capita spesso di verificare, nella vita quotidiana, quanto del Karate e più in generale delle arti marziali esista una visione riduttiva se non distorta che considera il Karate solamente uno sport e per di più violento. Sono convinta che ci sia ancora molto bisogno di allargare una cultura più diffusa e veritiera di questa disciplina. Vorrei conoscere la sua opinione e la posizione della FIKTA in proposito.
Francesca Ghersetti Mestre – Ve

Cara Francesca,
ancora oggi, dopo oltre 40 anni di pratica, quando mi presento come maestro di Karate, mi domandano se ho i calli nelle mani oppure affermano, con ironia, che “allora con lei bisogna stare attenti! ”.
Purtroppo, in genere, quando non conosciamo una cosa, scatta un meccanismo di difesa che ci porta a denigrare l’argomento e a parlarne in tono ironico o satirico.
Spesso, per quanto riguarda il Karate ed in genere per le Arti Marziali, accade anche il contrario, dovuto sempre ad una scarsa conoscenza delle discipline.
Succede che si danno per scontate delle qualità e si hanno delle aspettative dalle Arti Marziali come se fossero tutti metodi perfetti che rendono invincibili, saggi e capaci di portare un praticante ad un perfetto equilibrio pisico-fisico.
Sicuramente ciò è possibile ma non sempre è vero.
Tutto questo è dovuto innanzi tutto al fatto che le Arti Marziali non sono nate come sport pertanto è molto difficile comprendere come sia possibile praticare un’Arte Marziale e contemporaneamente farla rientrare nei canoni dello sport.
Se poi aggiungi la superficialità dei mezzi di informazione che fanno di ogni erba un fascio, puoi capire come mai l’opinione del pubblico sia distorta.
Anche i migliori films, qualcuno con protagonisti che eseguono buone tecniche, presentano i praticanti di Arti Marziali in modo da renderli ridicoli agli occhi degli spettatori.
Probabilmente l’errore che abbiamo commesso è stato di cercare un riconoscimento in ambito sportivo (CONI) anziché educativo-culturale (Pubblica Istruzione).
Percorrendo la strada dello sport si sono poste le premesse per una serie di pratiche ambigue, che si autodefiniscono Arti Marziali senza avere più nulla a che fare con le stesse.
Oggi decine di discipline vengono proposte come Arti Marziali senza rispettarne i principi e le metodologie ma la cosa più grave è che vengono propagandate come se lo fossero.
Tieni presente che anche per noi che pratichiamo Karate tradizionale, e ci teniamo molto a fare delle distinzioni, è molto difficile comprendere la sottile demarcazione tra arte marziale e sport.
Qual’ è la differenza tra un gyakuzuki di Karate tradizionale ed uno di Karate sportivo? La differenza tra il tiro con l’arco ed il kyudo? Tra la scherma ed il kendo? Tra la lotta ed il judo, divenuto oggi quasi una lotta libera con un abbigliamento diverso (kimono)?
Il Monaco Zen Deshimaru ha lasciato scritto: “nello sport c’è il tempo, nell’arte marziale c’è l’istante”.
È ben compreso e fatto proprio da tutti i praticanti di arti marziali?
Non credo.
Fortunatamente abbiamo il Maestro Shirai che ci indica continuamente la strada giusta ma non diamo per scontato che tutti la comprendano e la seguano.
Basta pensare all’importanza esagerata che molti tecnici riservano alle gare, ai tentativi di alcuni di utilizzare i regolamenti a favore dei propri atleti e, qualche volta, addirittura falsificare date e gradi per trarne vantaggi effimeri.
Penso che modificare l’opinione pubblica sia molto difficile perché il Karate è come l’Arte: per capire un’opera d’arte occorre avere una preparazione adeguata, in caso contrario si possono esprimere solo opinioni personali che hanno senso solo per se stessi.
La FIKTA si propone come l’Organismo Nazionale per la salvaguardia di valori, principi e metodologie che, pur venendo dal passato e da culture diverse, rimangono sempre attuali, naturalmente filtrati dalla nostra cultura e dalle conoscenze moderne, per lo sviluppo psico-fisico delle giovani generazioni.
È un lavoro duro e meticoloso dal quale non bisogna aspettarsi la soluzione di tutti i problemi ma, sicuramente un grande aiuto.