Interviste

14° Intervista al M° Giuseppe Perlati

KARATE DO APR/MAGG/GIU 2010 NR 18

Oss Maestro Perlati,
ho letto, e riletto, la sua intervista su Karate Do 17/2010, e ho provato le stesse sensazioni piacevoli che si hanno quando leggendo un libro scopriamo che il nostro pensiero e i nostri convincimenti sono condivisi da altri, che hanno avuto il coraggio e il privilegio di metterli nero su bianco a disposizione di tutti, accettando assensi e critiche. Molti passi della sua intervista potrebbero calzare con la mia ben più modesta esperienza vissuta con e per il karate, e questo, in considerazione della profonda stima che nutro nei suoi confronti, mi rafforza in alcuni convincimenti e mi aiuta ad accettare alcuni dei miei difetti, senza ovviamente smettere di combatterli, apprezzando quei pochi pregi che mi sono stati donati. Anch’io come Lei e come credo molti altri ho avuto l’incontro che attendevo da anni, quando meno me lo aspettavo, e quando dopo quindici anni di pratica sommaria, ho incontrato quello che da oltre vent’anni anni ho il privilegio e l’onore di considerare il “mio Maestro” l’ho capito subito, non so da cosa e perché, ma qualcosa di intimo mi ha detto senza dubbio alcuno che da quel momento in poi “Il mio Maestro” sarebbe stato lui: il maestro Carlo Fugazza. Poi grazie a lui e con la sua guida ho potuto conoscere il Maestro Shirai, privilegio senza prezzo e senza bisogno di commenti. Grazie Maestro per avere ricordato a me e a molti altri praticanti, che i nostri pensieri e i nostri principi non sono un fenomeno personale e isolato, ma provato e condiviso prima di noi da persone che ci hanno preceduti, tracciando il percorso della nostra esperienza nel Karate Do.
Oss. Valerio Polello
Caro Beppe,
ho appena letto la tua intervista su karate -do e la mia considerazione nei tuoi confronti, che era già' alta, e' cresciuta ancora di più'. Complimenti per tutto ciò' che hai descritto. Pensieri che condivido e sensazioni che ho provato . Emozioni che solo lo spirito puro di qualche "pioniere" come te può' raccontare e tramandare.
Con stima e affetto
Claudio Vacchi
Carissimo direttore della rivista Karate Do,
gradirei, se possibile che queste mie poche righe venissero inserite nella sezione “ La posta di karate do” a cura del maestro Perlati. Grazie per l’attenzione. Sono Davide Rizzo, semplice praticante di Karate do e vorrei dare un contributo che sia di stimolo affinché tutti i Maestri della Fikta, grandi e piccoli, collaborassero in maniera più attiva con la rivista soprattutto per quanto riguarda il “Raccontarsi”, mi riferisco all’intervista a cura di Yumi Shirai al Maestro Perlati. Il Maestro parla senza reticenza e il suo raccontarsi si aggancia spesso ai concetti di Sincerità, parla di Impeccabilità nel momento in cui racconta il suo rapporto con il Maestro, racconta il suo vivere la pratica del karate do con Spirito giusto. Bellissimo il lasciarsi andare al racconto sulla sua infanzia e inizio pratica. Ma, vorrei chiedere al Maestro:
  1. Come si fa a dire sempre si!
  2. Come si fa a conciliare gli impegni famigliari con la pratica e con l’OSS al Maestro sempre?
  3. La famiglia, quella naturale, non si è mai anteposta al karate?
  4. Com’è stato aiutato nelle sue scelte e come ha vissuto i distacchi e le lotte interne che sicuramente avrà avuto?
  5. Si è mai sentito di subire le scelte fatte da altri in termini di politica federale?
  6. Ha mai subito un’ingiustizia fatta dal Maestro?
Poi una proposta ricordo che nella precedente rivista di Karate Do vi era una sezione intitolata Karate Story dove tutti i maestri avevano dato il loro contributo perché non ricreare la stessa sezione aprendola anche a personaggi meno noti del karate nazionale? Credo che i grandi abbiano già molti modi di manifestarsi ma spesso ci si dimentica della base, del popolo del karate, quello che ci da modo di sopravvivere, che ci sostiene, affinché venga nutrito dal nostro sapere
Grazie per l’attenzione
Davide Rizzo

Carissimo Davide,
rispondo con piacere ad alcune delle tue domande, alle altre risponderò in seguito.

1) Come si fa a dire sempre di si! Per me è stata la cosa più facile. Una volta capito che per l’autodifesa non sarebbe mai stato possibile sottrarmi a ciò che mi poteva capitare (aggressione, malattia, eventi atmosferici ecc…) dovevo trovare il modo di allenare me stesso per essere sempre pronto. Il Maestro mi ha dato questa opportunità e questo mio atteggiamento vale solamente per il Maestro.

2/3) La famiglia non si è mai anteposta al karate perché non ho mai anteposto il karate alla famiglia. Però attenzione, sono convinto che una persona possa “dare” solamente se “ha” qualcosa da dare. La presenza in famiglia, solo intesa come “quantità” di tempo, serve a poco. Ciò che conta è la “qualità” ed io ho cercato sempre la qualità proprio attraverso il karate. In questo senso il karate non è mai stato antagonista alla famiglia ma la componente più importante per il mio sviluppo e di conseguenza per il bene dei famigliari.

6) Mai! Anche se ci fosse stata avrebbe avuto importanza solamente in funzione dell’allenamento di cui alla prima domanda.