Interviste

13° Intervista al M° Giuseppe Perlati

KARATE DO GENN/FEBB/MAR 2010 NR 17

Le scrivo questo mio pensiero/auspicio, che vuole essere solo un momento di confronto o solo una segnalazione, su una delle pochissime, se non l’unica rivista che ha dato voce ai semplici praticanti che molto spesso non hanno voce in capitolo, ma che alla fine fanno i numeri all’interno di un’organizzazione.
Grazie. Sanfilippo Filippo (vecchio III DAN della Fikta)

IL KARATE ALLE OLIMPIADI?

FAREBBE SOLO TANTO BENE ALLA COSCIENZA DI TUTTA L’UMANITA’.

Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma sicuramente il karate potrebbe diventare un tassello importante da incastrare insieme a tutte le altre iniziative politiche e religiose, che stanno cercando di dare al ricco occidente una grande coscienza sui valori profondi delle vita che si stanno decisamente sbiadendo.

Il karate, opportunamente presentato alle olimpiadi, potrebbe divulgare od indurre le persone a conoscere non solo la parte tecnica, ma anche la parte più profonda delle arti marziali.

Basterebbe fare conoscere i principi del karate, che consciamente ed inconsciamente vengono praticati da tutti gli stili dal karate, “Moderno” o “Tradizionale”:

  1. perfezionare lo spirito
  2. percorrere la via della sincerità
  3. rafforzare instancabilmente lo spirito
  4. osservare un comportamento impeccabile
  5. astenersi dalla violenza e acquisire l’autocontrollo

Purtroppo la continua frammentazione del karate in Federazioni ed Associazioni per “l’interesse” di pochi o per la convinzione di praticare “l’Unico Vero Karate”, fa allontanare sempre di più la grandissima possibilità di fare entrare il karate alle olimpiadi, fino ad arrivare al punto di “non ritorno”, che ci vedrà esclusi definitivamente dalla rosa degli sport che vengono visti in tutto il pianeta.

Gli atleti di karate rischieranno di vagare all’infinito, come le anime dell’inferno nella “Divina Commedia”, tra una miriade di fantomatici maestri che si inventeranno un karate diverso per distinguersi dagli altri, creando campionati nazionali o mondiali solo tra i propri atleti. Si rischia di arrivare a snaturare il karate di qualità, fatto da persone che studiano seriamente il karate anche con metodi scientifici, così come è avvenuto ed avviene in altri sport. Gli studi serviranno, oltre che a migliorare le prestazioni sportive, anche a salvaguardare la salute degli atleti.

Tutti i praticanti devono capire che l’unica Vera differenza nel karate è quella di un Karate fatto Bene o fatto Male.

Non dobbiamo perdere di vista il fatto che un ragazzo che pratica attività fisica in palestra è una persona in meno sulla strada; questo è già un grande risultato per il quale vale la pena passare oltre tutte le ragionevoli convinzioni che i responsabili delle Federazioni ed Associazioni di karate adducono.

Molti non hanno capito che, coloro che praticano karate, hanno l’obbligo di tenere alto il grande valore delle arti marziali sopra a tutte le basse aspirazioni umane.

Un grande campione di kumite (combattimento) un giorno di disse “Odio la guerra, ma mi piace combattere”, e questo mi nuovamente ha fatto capire che chi insegna karate, oltre a nutrire il fisico nutre l’anima delle persone.

Mi è stato riferito che, dopo i principali sport che utilizzano il pallone, il karate sia lo sport con il maggior numero di praticanti, o comunque con un seguito di persone che sicuramente non può e non deve lasciare indifferenti.

Inoltre il karate è una Disciplina/sport che non ha “panchina”, tutti possono e devono praticare/giocare, non ci sono esclusi in base alla capacità, sesso, età; tutto ciò è una cosa meravigliosa!

Per tutto questo e per tutte le altre ragioni che saprete sicuramente trovare se avete praticato Karate, capirete quindi che “fare entrare il Karate alle Olimpiadi farebbe molto bene alla coscienza dell’Umanità”.

Scusate lo sfogo di un Istruttore che è solo da 30 anni che pratica karate con impegno, umiltà e continua ricerca del meglio per i propri allievi.

Per concludere, chiedo a tutti i Responsabili di Federazioni, Associazioni ecc., nessuno escluso, di lasciare aperta una possibilità affinchè il karate possa avere il posto che si merita in ambito mondiale, magari grazie con un colpo di mano di una delle Federazioni, o meglio, tramite una cordata di varie Federazioni, dove sarà controproducente isolarsi, mentre sarà sicuramente utile e costruttivo portare la propria esperienza, facendolo in modo democratico all’interno di una grande organizzazione, degna di una vera Disciplina Sportiva e della fama di cui gode, ma della quale spesso neppure Noi crediamo.

Varese. Dicembre 2009 Sanfilippo Filippo

Gentile Signor Sanfilippo,

rispondo con piacere alla Sua gentile segnalazione anche se sarà l’ultima volta che parlo del karate alle Olimpiadi avendo trattato l’argomento in diverse occasioni.

Sarebbe bello se le cose funzionassero nel modo da Lei prospettato ma, purtroppo, non è così.

I valori profondi della vita si stanno sbiadendo proprio perché viene data prevalenza alla ricchezza materiale, all’avere piuttosto che all’essere.

Oggi il “mercato” la fa da padrone e nessuno è in grado di condizionarlo se non è in possesso di enormi ricchezze.

Tutto è regolato in funzione del profitto e miliardi di lavoratori ne stanno subendo le conseguenze.

Provi ad immaginare cosa succederebbe se un ricercatore scoprisse una pillola capace di renderci immuni da qualsiasi malattia; non servirebbero più medici, ospedali, industrie farmaceutiche, ministeri, organizzazioni sanitarie, ecc… e il ricercatore verrebbe messo al rogo perché sconvolgerebbe il “mercato”.

Anche le organizzazioni sportive funzionano con la stessa logica.

Lei scrive che “….il karate opportunamente presentato alle Olimpiadi porterebbe …” Sarebbe bello ma i principi del karate non interessano a nessuno dei dirigenti del Comitato Olimpico: a parole lo direbbero ma la realtà sarebbe un’altra.

Ciò che interessa è:

  1. quanti lo praticano;
  2. quanto si può guadagnare da ogni praticante;
  3. quanti sponsor sarebbero pronti a versare denaro;
  4. quanti media sarebbero interessati alla spettacolarizzazione;
  5. se potrebbe essere utilizzato politicamente, e così via.

I valori del karate interessano solo ai praticanti (e forse non a tutti) anzi, se per il profitto fosse utile modificare il karate ed i suoi principi, la questione verrebbe risolta in breve tempo e nessuno potrebbe farci niente.

Le faccio un altro esempio di come funzionano le cose nello sport, almeno in Italia.

Quando una nuova disciplina sportiva, spontaneamente, si diffonde nel nostro Paese (come ha fatto il karate), si formano delle Organizzazioni ed i dirigenti di queste ultime chiedono il riconoscimento al CONI.

Anziché essere sottoposti direttamente dal CONI alla verifica della consistenza numerica (e di quant’altro necessario per essere riconosciuti) la nuova Organizzazione viene inserita, come Disciplina Associata, in una Federazione Nazionale che già promuove e regolamenta uno sport similare.

Il judo è stato inserito nella FIAP che disciplinava già la lotta nelle sue varie forme, il kendo nella Federazione Scherma, e così via.

Secondo Lei che interesse avevano la lotta a diffondere il judo e la scherma a diffondere il kendo? Così è stato anche per il karate che è stato per decenni “Disciplina Associata” della Federazione di Judo che, sicuramente, non aveva alcun interesse a sviluppare il karate se non in funzione del numero di tesserati.

Purtroppo la realtà è che tutto deve essere sotto controllo, che ogni sport è concorrenziale con gli altri sport e che le novità possono sopravvivere, essere riconosciute e diffondersi solamente in funzione di fattori economici e politici.

Più una disciplina è pura, con grandi possibilità di diffusione, maggiormente viene ostacolata perché concorrenziale.

Queste mie affermazioni le può verificare ogni giorno anche in tanti altri aspetti della vita.

La mia personale opinione è che il karate alle Olimpiadi verrebbe completamente snaturato a favore dello spettacolo e dagli sponsor ma l’aspetto più negativo è che, per l’opinione pubblica, il karate Olimpico sarebbe il vero karate e nessun altro.

C’è un altro problema del quale nessuno parla ma che coinvolge lo sport quando l’aspetto economico è rilevante: la malavita organizzata.

Diversi anni fa un ricco signore giapponese ha girato il mondo rendendosi disponibile ad investire ingenti somme di denaro per l’ingresso del karate alle Olimpiadi.

Lo stesso è stato ucciso in circostanze misteriose: si parla di coinvolgimento della mafia giapponese.

Secondo Lei questo signore avrebbe investito tanto denaro per i principi del karate–do?

Concludendo penso che fuori dal contesto olimpico sarà possibile fare sopravvivere diverse interpretazioni del karate, nessuna ufficiale ma tutte legittime.