Interviste

4° Intervista al M° Giuseppe Perlati

KARATE-DO nr. 8/08

Oss Maestro,
ho notato che dallo stile shotokan puro e/o più originale, ci sono state e credo ci siano, diverse ramificazioni e personalizzazioni legate allo stesso shotokan.
Sono sempre stato dell'idea di proseguire lo stile proveniente direttamente da grandi maestri come il M° Shirai, in modo da non rischiare di allontanarsi dalla vera "via"... Che cosa ne pensa lei? Simone Possamai

Il Maestro Kase ripeteva spesso che non esiste lo “Stile” ma che il Karate deve essere forte e veloce. Ha sempre detto anche che senza “kime” non c’è Karate.
Sono fermamente convinto della validità di tali affermazioni ma il punto è: come raggiungere tali obbiettivi?
A mio avviso la chiave di tutte le arti marziali è il “Maestro”.
Per raggiungere un buon livello ognuno di noi può fare da solo ma per superare i propri limiti e raggiungere alti livelli è indispensabile la giuda di un “Maestro”, solamente dopo, eventualmente, si può procedere da soli.
Solamente quando si è compreso e “digerito” il “PRINCIPIO” dal quale discende, a cascata, tutto il resto.
Ma non basta! Qualunque maestro, qualsiasi guida sarà inutile se da parte nostra non ci sarà la piena fiducia, la dedizione totale, lo stesso atteggiamento puro di un bambino che “vuole” assorbire e fare suo tutto ciò che lo circonda.
Le tecniche del Karate sono un mezzo attraverso il quale il maestro raggiunge le nostre parti più intime per metterci di fronte ai nostri difetti, alle nostre contraddizioni, ai nostri limiti, per accettarli, per aiutarci a superarli e renderci consapevoli della nostra vera natura, per farci trovare la pietra preziosa che c’è in ognuno di noi.
Ho letto recentemente un articolo che riguarda un gruppo di giovani che seguono i ragazzi di Scampia con problemi comportamentali e di socializzazione.
Mi ha colpito un’indicazione che può apparire banale ma che invece è molto profonda e significativa: non si deve parlare di “buoni” e “cattivi” ma, eventualmente, sempre con i limiti di una classificazione, di “LIBERI” e “cattivi”.
Liberi! Liberi non solo nei rapporti sociali, nella vita di tutti i giorni ma, soprattutto, liberi dalle paure, dei condizionamenti, da tutto ciò che rende la nostra mente offuscata e incapace di “vedere” chiaramente la realtà.
Il Maestro Funakoshi ha lasciato scritto: “una mente limpida, un cuore puro”.
La “via” è ardua e piena di insidie ed illusioni: per questo occorre un “MAESTRO”.
Compito difficile è trovarlo e riconoscerlo.
Il maestro deve avere un grande cuore, deve essere severo e gentile, deve entrare nel tuo cuore e nella tua mente. Devi sentire che tutto quello che ti fa fare e ti dice è per te, per la tua crescita.
Come vedi non ho parlato volutamente di “stile” perché, una volta trovato il Maestro Shirai, lo stile c’è già, naturalmente.
Per capirlo occorre pratica, pratica e ……… pratica!

Oss Maestro,
mi sono sempre chiesta che cosa c'è di veramente diverso tra gli stili di Karate e quale, tra tutti, sia il più efficace, in termini di preparazione sia fisica sia spirituale, sempre che esista una possibile netta distinzione tra le varie scuole.
Se qualcuno le chiedesse "Perché scegliere lo shotokan?", quale sarebbe la risposta o le risposte che si sentirebbe di dare? Chiara Lorenzetto

Ho iniziato casualmente la pratica dello stile Shotokan quando è arrivato in Italia il M° Shirai.
Se non avessi incontrato il Maestro probabilmente avrei praticato lo stile Shotokai avendo iniziato tale studio qualche anno prima, casualmente pure quello.
Per quanto ne so gli stili sono i “metodi” dei vari Maestri che si sono succeduti nel tempo per tramandare ai loro allievi le conoscenze acquisite.
I metodi risentivano innanzitutto della personalità del Maestro e, sicuramente, anche della cultura, delle tradizioni e delle condizioni storiche del momento.
Una sostanziale differenza tra gli stili è la scientificità e razionalità del metodo.
Anche se ho praticato per diversi anni altri stili, non conosco bene la loro struttura propedeutica ed organizzativa, mentre conosco quella dello Shotokan.
Lo stile Shotokan si è diffuso in tutto il mondo, ed è oggi il più praticato, avendo codificato una peculiare progressività nel metodo di insegnamento, soprattutto grazie alla JKA, che l’ha reso una vera scuola universale.
Il risultato è che in tutto il mondo, dal principiante all’esperto, le differenze si notano più sulla qualità che sulla conoscenza delle tecniche.
Generalmente gli altri stili risentono di più delle varie impostazioni dei maestri e nell’ ambito dello stesso stile si possono trovare maggiori differenze.
Le differenze fra gli stili dipendono dall’importanza che viene data ad un aspetto piuttosto che ad un altro.
E’ evidente che l’allenamento sarà diverso se impostato sulla forza fisica piuttosto che sulla velocità, sulla stabilità piuttosto che sull’agilità, sull’efficacia di una sola tecnica piuttosto che sulla combinazione delle tecniche, e così via.
Per quanto riguarda l’efficacia, questa non dipende dallo stile ma dal praticante: è l’unica risposta che posso darti sull’argomento e ti invito a leggere la lettera di Simone.
Detto ciò consiglierei a tutti di praticare lo stile Shotokan perché è una vera scuola che comprende tutti gli aspetti sopra elencati, grazie al Maestro Funakoshi ed ai Maestri che gli sono succeduti.
Perché è bello, dinamico, con tecniche ampie, spostamenti lunghi e veloci, potente e, soprattutto, perché insegna ad andare diritti allo scopo, apertamente, sinceramente, senza sotterfugi.